domenica 21 settembre 2008

Due pesi e due misure




A ideale commento di quanto detto nel Post precedente, mi piace pubblicare, per chi ha l'incauta volontà di leggermi, ma lo avesse perso, l'articolo pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" di domenica scorsa da Corrado Augias, in occasione del recente viaggio del Papa Benedetto XVI nella laica Francia:



Questi toni
anche in Italia

CORRADO AUGIAS

Quale diversità di toni, da una parte e dall'altra quando il papa parla fuori d'Italia e quando, fuori d 'Italia, un capo di Stato o di governo gli si rivolge.
Nella "lectio" al mondo della cultura, Benedetto XVI ha ricordato le benemerenze del monachesimo spingendole fino a farle diventare una premessa dell' umanesimo.
In quello straordinario ambiente gotico il papa ha dipinto il monachesimo come un baluardo di libertà, un freno al doppio e opposto estremismo dell'arbitrio e del fondamentalismo, con un chiaro richiamo all'attualità.
Al presidente Sarkozy che ha parlato ancora di quella “laìcità positiva“ già adombrata in Laterano lo scorso dicembre, BenedettoXVI ha risposto che la laicità non è in contrasto con la fede .
Sarkozy era stato criticato per aver fatto quella misurata apertura verso la religione nella vita pubblica; eppure si trattava di parole che in un'ottica di casa nostra nessun politico
mai direbbe nel timore di essere giudicato troppo laico .
In un paese dove la metà dei bambini nasce fuori dal matrimonio e le chiese sono frequentate dall'8 per cento della popolazione, il papa non ha mai accennato alla sacralità della famiglia, al divorzio , all'aborto, alle coppie di fatto regolamentate in Francia dal 1999 .
Mai ha toccato gli argomenti della vita e della morte, della bioetica e del finanziamento alle scuole cattoliche.
Al di là delle Alpi non ci sono principi non negoziabili .
Il papa sa che qui la laicità è regolata per legge dal 1999; che toccare argomenti sui quali lo Stato ha gelosa competenza sarebbe stato peggio di una gaffe, sarebbe stato anche ai suoi fini controproducente.
A Parigi si è visto un papa benevolo e che s'è ben guardato di rivolgersi ai politici cattolici ; che ha parlato invece a tutti gli uomini di buona volontà mostrandosi cosi molto più "cristiano" dell'arcigno guardiano della morale che tuona dal balcone di san Pietro.




A Corrado Augias il mio personale, ideale ringraziamento per aver espresso e condensato in un così acuto e lucido scritto il pensiero comune di tanti tra noi.


Domenico Mazzullo




www.studiomazzullo.com

sabato 20 settembre 2008

XX Settembre 1870 XX Settembre 2008













XX Settembre 1870 XX Settembre 2008. Ancora la voglia e il desiderio di ricordare, di conservare entro di noi, la memoria di una data così importante per l'Italia, per la nostra Patria, una data che ha finalmente coronato il sogno del nostro Risorgimento, il sogno di tanti Patrioti che hanno combattuto e sono morti per una Italia unita e libera, con Roma capitale, una data che ha segnato la fine del potere temporale della Chiesa, restituendo contro la volontà di questa, Roma agli italiani.

Oggi, come tutti gli anni, coloro i quali ancora nutrono e alimentano entro di sè gli ideali del Risorgimento, si sono raccolti a Porta Pia per celebrare, per commemorare, per testimoniare, per non dimenticare e non far dimenticare gli ideali e i principi che hanno fatto l'Italia libera e sovrana, consegnandoLa a noi posteri e figli di quegli uomini che per essi si sono sacrificati e sono morti.

Quando oggi, in un assoluto silenzio, ho sentito risuonare le note del Silenzio per rendere gli Onori ai caduti, la mia mente è idealmente volata a Giuseppe Mazzini, a Giuseppe Garibaldi, ai combattenti volontari della Repubblica Romana del 1849, caduti per difendere Roma, perchè essa fosse finalmente libera dal dominio oppressivo del Papa Re.

Il loro sogno non fu coronato, il loro desiderio non fu realizzato, Essi non potettero vedere una Roma libera e repubblicana, ma forse, da dove stanno, hanno potuto vedere oggi i Loro eredi, i Loro discendenti, riunirsi a Porta Pia per onorarne la memoria e serbare vivo il Loro ideale, per testimoniare che non sono morti invano.

Ma mentre rifletto, mentre commosso rievoco con la fantasia quei momenti eroici e gloriosi, mi assale subitaneo, crudele, imperioso e ineludibile un dubbio, un interrogativo: ma Roma e l'Italia sono veramente libere? E' veramente finito il dominio del potere papale? Siamo veramente cittadini di uno Stato sovrano e repubblicano, o non piuttosto ancora sudditi di un Papa Re?

Un Papa, il quale liberatosi, non per sua volontà, di un potere "temporale" esercita ancora e ancor di più il suo potere, in maniera più subdola, più sottile e per questo ancora e ben più pericolosa?

E mentre la mia mente si perdeva in questo interrogativo, le note del Silenzio terminavano, restituendo me e tutti gli altri al rumore fastidioso e disturbante di una città moderna, in febbrile movimento, ansiosa di dimenticare, di non pensare, di abdicare, di cedere la propria autonomia, la propria libertà, il proprio libero pensiero, in cambio di un comodo e rassicurante pensiero suggerito, imposto da altri, che pensino e decidano per noi.

Allora, se questo fosse vero, quei caduti, Cui oggi rendiamo gli Onori, sarebbero morti invano, sacrificando la loro libertà e la loro vita inutilmente, per noi che oggi così facilmente a quella libertà di pensiero rinunciamo volontariamente, semplicemente non esercitandola, lasciando che altri se ne approprino e la esercitino per noi.

E proprio ieri, a Porta Pia, quasi a voler confermare e rafforzare i miei dubbi e i miei timori, si è verificato un fatto importante ed inquietante, mai accaduto in precedenza: Il Delegato alla Memoria del Comune di Roma, generale Antonino Torre, in rappresentanza del Sindaco, nel suo discorso commemorativo ricordando i caduti del XX Settembre ha citato, uno per uno i nomi dei 19 caduti da parte papalina, "tralasciando" di citare i nomi dei 48 caduti da parte italiana, contravvenendo alla elementare regola secondo la quale i caduti sono eguali e sullo stesso piano da entrambe le parti.
Una svista? Una dimenticanza? Una scelta di opportunità, perchè citarne 48 italiani, sarebbe stato troppo lungo, rispetto ai 19 papalini?
Oppure, e mi fa orrore semplicemente pensarlo, è stata una scelta meditata e studiata per non fare cosa sgradita al Papa, in un giorno in cui si celebra la fine del suo potere temporale, per opera della Italia laica, seppur monarchica.
E' un pensiero che mi indigna semplicemente formularlo entro di me, ma che purtroppo è avvalorato dal fatto inequivocabile, che quando il Presidente del Comitato per il 150° anniversario della Unità di Italia, Benito Garrone ha cercato di prendere la parola per contestare l'accaduto e farne rilevare l'inopportunità, gli è stato strappato il microfono di mano dallo stesso Delegato alla Memoria.
Anche questa una svista, una disattenzione? Ma per fortuna le parole del Presidente Garrone sono state udite egualmente, da chi voleva udirle.
Fa tristezza pensare che una data storica così importante e fondamentale per la nostra Patria, venga sporcata, offuscata, da un atteggiamento servilmente ossequioso nei confronti del successore di quel Pio IX che con la sua proterva e miope, inutile resistenza, si rese responsabile dei 19 caduti papalini e dei 48 caduti italiani.


Domenico Mazzullo