domenica 27 luglio 2008

Se Maometto non va alla montagna...



"Se Maometto non va alla montagna...la montagna va a Maometto", recita un vecchio detto, che in chiave moderna e cattolica, può assumere, con lo stesso significato, il seguente slogan: "se i fedeli non vanno in Chiesa allora la Chiesa va dai fedeli", che detto così potrebbe assumere tanti significati, anche simbolici, ma in questo caso il significato è molto concreto, ahimè, visibilmente concreto: una Chiesa gonfiabile, analoga a quelle costruzioni, castelli delle fate e simili, anche esse gonfiabili, che nei Luna Park fanno la gioia dei bambini.
Lunga trenta metri, larga quindici, colori nero e fucsia, completa di altare, abside, confessionali, pulpito, organo a canne, candelieri e croce dorata, può essere eretta, pardon gonfiata, grazie alla forza pompante di cinque compressori, che in cinque minuti, permetteranno di erigere ciò che nei secoli passati richiedeva anni, o decenni.
Il "battesimo del fuoco" , mi si perdoni l'ironia, questa chiesa modernissima, lo vedrà sulle spiagge della Sardegna e poi naturalmente su altre spiagge, di cui la nostra Italia è ricchissima.
Così i bagnanti, in costume, tra una partita a carte sotto l'ombrellone, un bagno, una partita di pallone in acqua e un massaggio rilassante in spiaggia, potranno cercare Dio senza andare troppo lontano e senza dover perdere troppo tempo per trovarlo.
L'idea è anche quella di montare la chiesa di notte, vicino ai classici e tradizionali ritrovi di giovani, discoteche e quant'altro, così essi, tra una movida e un approccio mal riuscito, tra una bevuta e una fumatina, dovranno percorrere solo pochi passi per ritrovarsi in meditazione e silenzioso raccoglimento. I suoni profani si mischieranno ai suoni religiosi in un meraviglioso connubio esistenziale.
Era proprio necessario, mi chiedo proprio io laico e non religioso?
Ma forse la crisi di religiosità è giunta ad un punto di tale drammatica esasperazione, da richiedere espedienti simili, eppure il bangno di folla giovanile, che tanto ha rallegrato il Papa nel recente viaggio a Sidney, faceva credere il contrario, ma lì ci trovavamo nell'emisfero opposto.
Domenico Mazzullo

lunedì 21 luglio 2008

Vergogna




Domenica 6 Luglio ero tra i pochi, i quali si sono sentiti in dovere di onorare , al Gianicolo, la tomba di Goffredo Mameli, l'Autore del nostro Inno d'Italia, in occasione della ricorrenza della Sua morte, il 6 Luglio 1849, caduto in difesa della Repubblica Romana e dei Suoi ideali, dopo una lunga agonia, colpito da una pallottola francese che aveva reso necessaria, prima l'amputazione della gamba colpita e poi provocato la morte per la gangrena sopraggiunta successivamente.
Goffredo Mameli morì, cosciente e consapevole, a soli 22 anni, da eroe.
Si è notata la assenza totale di tutte le autorità.
Un ringraziamento particolare va alla Banda dei Granatieri di Sardegna, presente e che ha reso gli onori intonando l'Inno di Italia, quello stesso Inno che il signor Umberto Bossi ha offeso e profanato, forse dimentico di essere un senatore della Repubblica Italiana e ahimè un ministro della stessa Repubblica.
Io non so quali scuole il signor Bossi abbia frequentato, se ne ha frequentato qualcuna, ma certo quel giorno doveva essere assente, forse ammalato, quando la lezione verteva su Goffredo Mameli, sui Suoi ideali, sul suo coraggio, sulla Sua morte precoce, sul Suo Inno, Fratelli d'Italia, che è stato scelto come Inno della nostra Patria.
Forse il signor Bossi, di corta memoria, non ricorda che fintanto che è italiano, questo è anche il Suo Inno, l'Inno che lo rappresenta.
Chè se questo non gli aggrada, può anche dimettersi, può anche rinunciare alla cittadinanza italiana. Nessuno davvero lo trattiene.
Forse il signor Bossi ,di corta coscienza, non comprende che offendere il nostro Inno, offende tutti gli italiani, tutti gli italiani che ancora credono in quegli stessi ideali per cui è morto Goffredo Mameli.
Forse il signor Bossi, di corta cultura, non conosce neppure le parole dell'Inno d'Italia.
Gli consiglio vivamente di leggerLe, se è capace di farlo, perchè in questo modo scoprirà, non senza sorpresa e sconcerto, che "schiava di Roma" è la Vittoria :
"Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Chè schiava di Roma
Iddio la creò.
Forse il signor Bossi, di corta intelligenza, non prevede che gli italiani non dimenticano.
Come italiano mi sento profondamente offeso e sinceramente mi sarei aspettato che il Capo del Governo chiedesse le immediate dimissioni del proprio ministro Bossi.
Non lo ha fatto. Peccato...
Gli italiani, delusi, ringraziano.

domenica 20 luglio 2008

Tutto il mondo è paese




Il Papa, a Sidney, gode per il bagno di folla giovanile accorsa da tutte le parti del mondo per acclamarlo e ascoltare le Sue parole e mostra di apprezzare particolarmente la compagnia dei suoi ragazzi, mentre invece si scaglia duramente contro i preti pedofili.
Nello stesso momento, a Roma, due suore, fedeli al loro voto di povertà e attratte dalla convenienza dei Saldi in corso, si soffermano interessate davanti alla vetrina di un negozio di pelletteria di lusso, in piazza di Spagna. (foto dell'autore)
Domenico Mazzullo

domenica 13 luglio 2008

a proposito di impronte digitali...

Dalla stampa di oggi: Roma- Bambini rom di 5 anni "vedette" a pusher slavi.
Bambini di cinque-sei anni costretti a vigilare per proteggere la preparazione e lo spaccio di droga di pusher slavi.
Lo hanno scoperto i Carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Anzio durante un'irruzione in un'abitazione occupata da nomadi ad Ardea in cui hanno arrestato due trafficanti e sequestrato oltre un chilo e mezzo di cocaina evitando che i bambini dessero l'allarme.
Avevano addestrato i bambini a dare l'allarme a chi tagliava la droga in casa.
Non credo sia da aggiungere alcun commento.
Domenico Mazzullo

sabato 12 luglio 2008

Colonie






Avevo studiato sui libri di Storia, che il periodo delle Potenze coloniali si fosse concluso, definitivamente, con la fine del secolo scorso, ma devo ricredermi e purtroppo constatare che così non è.
Da quando il nostro paese è entrato, infatti, a far parte della Europa Unita, ha cessato di essere uno Stato sovrano e indipendente, anche se formalmente continua ad esserlo e viene trattato, dagli altri paesi membri, come se fosse una loro colonia, soggetta a controllo, attenta osservazione e pronta punizione, quando non si comporta a dovere, e gli eventi recenti mi permettono, ahimè, di confemare e rafforzare questa mia ipotesi, o constatazione, che dir si voglia.
Tre eventi, in particolare hanno richiamato, perchè contemporanei e coincidenti, la mia attenzione e li prendo in esame separatamente, perchè sia possibile rilevare in essi il comune denominatore di cui prima.
Primo: l'ondata emotiva di riprovazione e violenta critica, sollevatasi immediatamente e contemporaneamente da più parti, quando il nuovo Governo ha varato le nuove norme in tema di sicurezza e di contrasto all'emergenza clandestini e criminalità connessa, con particolare riferimento alla iniziativa di identificazione della popolazione Rom attraverso le impronte digitali. Immediatamente l'Italia è stata accusata di razzismo e non è stato difficile, anzi sin troppo facile, il richiamo alle Leggi razziali di Mussolini. Come al solito l'emotività ha il sopravvento sulla ragione e quando l'emotività viene ad arte e in mala fede strumentalizzata, si creano disastri di cui la Storia passata è ridondante.
L'Italia, è evidente, è il ventre molle della immigrazione clandestina, sia per la sua naturale posizione geografica, sia per le sue leggi particolarmente permissive ed inoltre scarsamente applicate. Fa comodo, evidentemente, agli altri paesi, nostri partners europei, che dovrebbero essere nostri alleati e invece non lo sono, che l'emigrazione clandestina si concentri nel nostro paese, con tutti i problemi che essa comporta, in primis la criminaalità, organizzata e minore, ivi compresa il problema delle popolazioni Rom.
Vorrei vedere come si comporterebbe la Germania, se campi nomadi irregolari, stazionassero a ridosso della Porta di Brandemburgo a Berlino, o la Spagna, così critica nei nostri confronti, se analoghi campi sorgessero nei pressi della Puerta del Sol a Madrid, o lo stesso Vaticano, così solerte a richiamare e ad esortare al rispetto dei principi di cristiana accoglienza, se gli stessi campi sorgessero a Piazza San Pietro.
Secondo: In Spagna, in una località di mare, nei pressi di Barcellona, una nostra connazionale è stata barbaramente uccisa.
Leggo nella stampa di oggi che Joan Boada, segretario generale per gli Affari Interni dell'amministrazione di Barcellona, intervistato alla radio, ha duramente criticato la stampa italiana accusandola di "sensazionalismo" esprimendosi con queste parole:"la stampa italiana che è o che dipende da Silvio Berlusconi ha bisogno di storie truculente per depistare la popolazione".
Naturalmente, dopo la vibrata protesta del nostro Ambasciatore, sono venute le scuse di convenienza, ma evidentemente questi sono i sentimenti che animano i nostri vicini, ai quali vorrei ricordare che Silvio Berlusconi può piacere o non piacere, ma che è stato votato da una maggioranza di italiani e questa si chiama Democrazia.
Terzo: Nella confinante Francia, ove negli anni passati hanno trovato rifugio e impunità molti criminali, processati e condannati in Italia per crimini ed omicidi legati al terrorismo, secondo la ben nota "teoria Mitterand", di negare l'estradizione, il neo-presidente Nicolas Sarkozy, sfidando le proteste dei seguaci della linea precedente, ha concesso l'estradizione della terrorista Marina Petrella, condannata in Italia, nel 1992 all'ergastolo, per omicidio, furto, sequestro e attentati per fini di terrorismo.
La Petrella, latitante in Francia dal 1993, ove ha stabilito la sua residenza formando una famiglia e lavorando nei servizi sociali francesi, finalmente arrestata, visto il nuovo corso della Giustizia francese, impresso da Sarkozy, verrà estradata in Italia...accompagnata però da una "lettera di raccomandazione" dello stesso presidente francese, il quale, impietosito dalle condizioni di grave depressione in cui versa la terrorista, ne sollecita la grazia, non appena giungerà in Italia.
A parte la evidente e scorretta indebita ingerenza del capo di uno Stato straniero, nel quale è stata fornita ospitalità e lavoro ad una terrorista condannata, che estradandola finalmente, ne raccomanda parallelamente la grazia, come psichiatra nutro seri e motivati dubbi sulla natura della gravissima depressione insorta nella terrorista, improvvisamente, all'indomani dell'arresto e della probabile estradizione.
Forse i sensi di colpa per gli omicidi e i crimini commessi, che devono certamente averla lacerata per tutti questi anni di latitanza, non impedendole però di formare una famiglia e di lavorare, debbono essere improvvisamente divenuti insopportabili ed incontenibili, nel momento in cui era venuto finalmente il momento di espiare le proprie colpe, scatenando la gravissima depressione di cui soffre e che ha suscitato la pietà non soltanto del francese presidente Sarkozy, ma anche della sua italiana neoconsorte Carla Bruni, che ha rinunciato ad una ottima occasione per tacere e non esprimere il suo illuminato parere su questioni che per nulla la riguardano.
Ma forse la signora Bruni-Sarkozy, in tutt'altre faccende impegnata, non ha mai avuto il tempo di leggere "Delitto e castigo" di Feodor Dostojevskij e "Dei delitti e delle pene" del suo connazionale Cesare Beccaria.
Mi piacerebbe domandare, però, alla signora Bruni e al suo consorte signor Sarkozy in virtù di quale merito, o considerazione ritengono che lo Stato italiano dovrebbe concedere alla signora Petrella, condannata per gravissimi reati all'ergastolo, la grazia e quindi il perdono, pur non avendo scontato in Italia, neppure una piccola parte della sua pena, essendo stata accolta in volontario esilio nella compiacente Francia?
Mi tornano alla mente, in queste circostanze, le parole di Simon Wiesenthal, l'uomo che, unico sopravvissuto della sua famiglia ai campi di sterminio nazisti, dedicò l'intera sua vita restante a dare la caccia ai criminali nazisti.
Nel suo libro"Giustizia, non vendetta" egli ebbe a dire che "il perdono offende le vittime" e io mi auguro sinceramente che lo Stato italiano non vorrà offendere le vittime della signora Petrella.
Domenico Mazzullo

giovedì 10 luglio 2008

Eluana Englaro


La parola “eutanasia” deriva dal greco antico e significa "buona morte", “dolce morte” (eu = “buona” e thanatos = “morte”).
Forse l'Italia, la nostra Patria, un paese così disastrato e senza speranza, ancora non lo è diventato, se accanto alla spazzatura che assedia e attanaglia Napoli è ancora capace di produrre sentenze così nobili e coraggiose, come quella espressa dalla Corte d'Appello di Milano, che finalmente riconosce a Eluana Englaro il diritto di morire, di essere libera di lasciare un corpo, nel quale è imprigionata, senza speranza, da sedici anni, cinque mesi e ventuno giorni, tale è il tempo che la separa dalla data dell'incidente e la vede costretta in un letto, in coma irreversibile, contro la sua volontà, espressa chiaramente ed incontrovertibilmente, quando ancora era in grado di esprimerla, ai suoi amici e familiari.
Finalmente la battaglia legale, tristissima, coraggiosa, drammatica combattuta dal papà di Eluana, per veder rispettato il diritto e la volontà della figlia è vinta.
E' una vittoria ben triste, perchè il premio della vittoria è al fine la morte, ma è una vittoria della Civiltà, del coraggio, della dignità umana, del rispetto per la vita, quando essa è degna di essere vissuta, del diritto per ogniuno di noi di decidere per se stesso, per la propria vita, o la propria morte, è una vittoria della libertà contro il bieco oscurantismo, tanto più vergognoso e iniquo, quando si ammanta dei falsi panni della pietà e di un falso rispetto per la vita di cui non saremmo padroni e responsabili.
E' l'oscurantismo, non nuovo e non certo sconosciuto, della Chiesa cattolica, contraria ed in opposizione ad ogni forma di libertà e di diritto all'autodeterminazione per ciascuno di noi. E' il crudele oscurantismo di questa Chiesa che predica il perdono e che non è stata capace di perdonare a Piergiorgio Welby, la volontà di porre fine alla sua vita divenuta insopportabilmente dolorosa, di questa Chiesa che permette la sepoltura in luogo sacro ad un mafioso pluriomicida e non concede a Piergiorgio Welby un funerale religioso, come suo desiderio.
Ho personalmente conosciuto il padre di Eluana, in occasione di una tormentata trasmissione televisiva cui partecipai, ho a lungo parlato con lui e con lui mi sono commosso al pensiero di Eluana.
Ho ammirato il suo coraggio, la sua lucidità, la sua determinazione, il suo amore per la figlia.
Nella stessa trasmissione ho, ahimè, avuto modo di conoscere e di scontrarmi verbalmente e violentemente con l'esimio Monsignor Rino Fisichella neo-presidente della Accademia pontificia della Vita, il quale, per nulla commosso dalla drammaticità della vicenda umana, si produsse in dotte e teologiche, quanto fredde elucubrazioni sulla dignità della vita e sulla non appartenenza di questa all'uomo cui nessun diritto spetta di rinunciarvi , quando essa diviene insopportabile.
Cercai di spiegare, senza successo, all'ineffabile e imperturbabile Monsignor Fisichella, che noi medici, favorevoli all'eutanasia, non siamo medici nazisti desiderosi di ripristinare la soluzione finale, ma solo e semplicemente medici sensibili alle sofferenze estreme dei pazienti e che ritengono loro imprescindibile dovere, non tanto prolungare la vita ad ogni costo ed anche contro la volontà dei pazienti stessi, ma aiutare questi ultimi a por fine alle loro sofferenze, quando essi lo desiderano e quando ogni possibilità terapeutica non è più praticabile. Riteniamo questo un nostro dovere di medici e un atto di umana pietà.
Chiesi altresì a Monsignor Fisichella e lo chiedo ancora oggi, visto che non mi è stata fornita una risposta: "in virtù di quale diritto uomini che appartengono ad una confessione religiosa, cui io non appartengo, ma che rispetto, dovrebbero negare e quindi impedire, in ottemperanza alla loro fede, a me aliena, la libertà di rinunciare alla mia vita, vita alla quale loro, in ottemperanza al loro credo, ripeto, non mio, ritengono impossibile rinunciare?".
Ma forse la domanda è retorica e inutile: la loro fede non è sinonimo di libertà e rispetto.
Abbraccio idealmente e con grande affetto il papà di Eluana, cui va tutta la mia solidarietà e la mia ammirazione.
Domenico Mazzullo


martedì 1 luglio 2008

Eroi

Al di là ed al di sopra di una facile polemica che vede noi psichiatri e gli psicologi, gli uni contro gli altri armati, polemica alla quale anche io, in qualità di psichiatra, ho partecipato più volte, doverosamente, questa volta, devo concedere agli amici-nemici psicologi lo "onore delle armi" e considerarLi a tutto diritto come moderni eroi, in questa guerra che quotidianamente combattiamo contro il degrado morale e materiale, contro i segni e le testimonianze della più totale inciviltà e ammettere che, ahimè, a differenza di noi psichiatri, non sono rimasti insensibili al grido di dolore che alto e acuto si leva da una parte d' Italia.
Leggo oggi, sulle pagine di un quotidiano romano, che ben trecento psicologi volontari sono pronti a partire dal centro nord del nostro amato paese, per recarsi in Campania e apportare colà il Loro contributo professionale altamente qualificato, al fine di aiutare le genti di quella sfortunata regione a risolvere il problema della spazzatura.
Il numero trecento evoca sempre in me la memoria storica di atti eroici, di sprezzo del pericolo, di indomito coraggio, di dedizione alla nobile causa della Libertà. Erano trecento gli spartani di Leonida che si immolarono alle Termopili. Erano trecento i giovani patrioti della sfortunata spedizione di Carlo Pisacane immortalati dalle parole della spigolatrice di Sapri, "eran trecento, erano giovani e forti, e sono morti".
Spero vivamente che i trecento psicologi, pronti a partire per liberare la Campania dalla mondezza accumulatasi, siano ben consci e consapevoli, memori dei loro predecessori storici e della analogia numerica, che dette lustro e gloria ai partecipanti, ma segnò anche tragicamente il Loro destino.
Mi chiedo però e non riesco ad immaginarlo, in che modo i trecento eroi attuali esplicheranno la loro specifica funzione psicologica?
Forse verranno impiegati per spiegare alla popolazione inerme le ragioni psicologiche per cui è consigliabile la raccolta differenziata dei rifiuti? Oppure cercheranno di evincere, dai sogni e dagli incubi dei cittadini-pazienti, le motivazioni inconscie per cui tale raccolta differenziata è purtuttavia così ostica e ancora così poco diffusa? O forse, mediante un opportuno training esistenziale insegneranno ai campani, a convivere in buona armonia con la spazzatura e trovare, nella presenza di questa sotto casa e nelle strade, un motivo recondito di soddisfazione e chissà anche di gaudio?
Così tra queste immensità s'annega il pensier mio....e sogno di eroi spartani, di eroi del Risorgimento e di moderni eroi.....

Domenico Mazzullo
d.mazzullo@tiscali.it
www.studiomazzullo.com