venerdì 22 agosto 2008

Se Maometto non va alla montagna...n.2








Forse per non essere da meno alla novità della Sardegna, ecco una nuova iniziativa estiva da parte di un sacerdote, questa volta di Bibione, don Andrea, che tutti i giovedì in estate, apre la Chiesa alle 8 di sera e la chiude alle 8 del mattino, per tutti i fedeli che, disgustati dalle discoteche, dai festini sulla spiaggia con relativi falò e dalle maratone estive alimentari-alcooliche ed altro, desiderano e sentono pressante l'esigenza di rifugiarsi in Chiesa per ritrovare un minuto di raccoglimento, per ricongiungersi con se stessi, per nutrire spiritualmente l'anima temporaneamente smarritasi nei godimenti della carne e dimentica invece del nutrimento dello spirito. Dopo la mezzanotte viene servita addirittura una tazza di caffè gratis a tutti i fedeli presenti.

Certamente l'intenzione di don Andrea è lodevole e mossa, ispirata dalla più sincera buonafede, se egli stesso si è espresso così:" Con preghiere e confessioni by night, salvo i giovani dalla discoteca", ma a me laico e agnostico, questo estremo propendere della fede verso chi è in tutt'altre faccende affaccendato, questo proporsi eccessivo e ostentatamente facilitatorio, questo cercare senza essere cercato, queste chiese gonfiabili sulla spiaggia o nei luoghi di ritrovo, queste chiese aperte anche di notte, per una popolazione che di notte preferisce altre cose, appare leggermente eccessivo e credo rischi di sminuire, a parer mio che fede non ho, il valore stesso, intrinseco e più profondo della fede.

Ho sempre pensato alla fede, come a un valore che debba essere cercato, nel nostro intimo, con impegno ed anche, perchè no, con sforzo, con dedizione, con sacrificio, e non piuttosto come a un bene che venga elargito, regalato, proposto e deposto davanti a noi, inconsapevoli e immeritevoli, senza nessuna iniziativa da parte nostra, senza nessuna nostra presa di posizione, senza nessuna intenzione di cercarla e eventualmente trovarla.

Mi tornano alla mente le parole di un grande giornalista, laico ed agnostico, sulle cui pagine ho incominciato e imparato a pensare e ragionare riguardo a questi temi, Augusto Guerriero, meglio conosciuto per il suo pseudomino "Ricciardetto" : "Quaesivi et non inveni", ho cercato, ma non ho trovato.

Testimoniano tutto il dolore, lo sconcerto, la solitudine esistenziale di un uomo che ha cercato, ma non ha trovato. Cosa? Proprio quella fede che ora invece viene elargita, così semplicemente, facilmente, leggermente a tutti, che l'abbiano desiderata e cercata, o no, che la volessero o meno.

Da che mondo è mondo il problema principe della esistenza umana, superato quello acuto ed immediato della sopravvivenza è stato quello del significato della nostra esistenza, del nostro fine, della nostra ragione di esistere, domande alle quali la fede ha dato, per alcuni tra noi più fortunati, risposte certe ed esaustive, risposte comunque a domande poste, risposte cercate.

Ma una risposta senza domanda è una risposta sprecata, a vuoto, non valida e non apprezzata.

E mi chiedo perchè quei tanti, tantissimi giovani che trascorrono la notte in discoteca, a ballare e fare altro dovrebbero all'improvviso sentire così forti ed irrefrenabili i morsi del rimorso, del pentimento, del bisogno di sacro, di ricongiungimento con Dio, da non poter neppure attendere il normale trascorrere della notte, il sorgere delle prime luci del giorno seguente, per recarsi in chiesa e confessarsi, per sciogliere il proprio animo afflitto in un pianto liberatorio e dover invece approfittare e godere della opportunità notturna fornita ed elargita da don Andrea per liberare il proprio animo.
E mi sovviene anche, emerge dai miei ricordi scolastici, ormai remoti, la tragica vicenda di manzoniana memoria dell'Innominato che come tutti ricordano, dopo la frase semplice pronunciata da Lucia "Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia", colpito e rapito da queste parole nel più profondo della sua coscienza, trascorse una notte insonne, drammatica, roso dai ricordi, dalla rievocazione delle tante ribalderie commesse, da un disappunto per queste che presto si sarebbe trasformato in odio pieno, da un incontenibile desiderio di farla finita, di cancellarsi fuori da una vita divenuta insopportabile, da una angosciante domanda sul "poi", sul "dopo la morte", sulla fine che avrebbe fatto il proprio corpo senza vita, sul domani senza di lui.
Dovette trascorrere interamente e senza speranza una notte così, in nostro povero Innominato, perchè nella sua coscienza cominciasse a farsi strada il barlume del rimorso, e attendere inevitabilmente il mattino, perchè il suono inatteso delle campane, gli annunciasse il sopravvenire del Cardinale Borromeo, recatosi dal quale, sciogliersi finalmente in un pianto liberatorio e convertire il rimorso in pieno pentimento, con sincera volontà di espiazione.
Mi sorge subitaneo il dubbio,però, che se il nostro Innominato, invece che ai suoi tempi, quelli del Cardinale Borromeo, fosse vissuto nei tempi recenti, avrebbe trovato don Andrea ad attenderlo, nella sua Chiesa aperta anche di notte, risparmiandogli certamente la tragica veglia notturna, con tutti i suoi tormenti, ma a noi sarebbe venuta meno una pagina commovente e di grandissima letteratura...e forse infine il risultato non sarebbe stato proprio lo stesso, privato del pathos della ricerca e della attesa.
Ricordo che quando ero bambino e mia mamma mi recava con sè in chiesa, rimanevo sempre stupito ed affascinato del come, all'immediato varcare la soglia e al richiudersi dietro le nostre spalle della porta della chiesa stessa, il rumore di fuori miracolosamente e improvvisamente sparisse, sostituito da un insperato ed affascinante, sconosciuto silenzio.
Mi appariva sempre, questa, come la prova e la testimonianza della esistenza di Dio.
Ora mia mamma non c'è più da tempo e io non frequento più le chiese, ma se vi entrassi ritroverei ancora lo stesso misterioso silenzio, o sarei disturbato dal rumore e clamore della vicina discoteca?
Domenico Mazzullo