sabato 10 settembre 2011

Grattachecca



Mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l'Università "La Sapienza" di Roma nel lontano anno accademico 1969-70 ed ho conseguito la Laurea con 110 e lode dopo i canonici anni di corso istituzionali.

In seguito ho conseguito la Specializzazione in Psichiatria nel 1982 presso l'Università di Pisa. Erano gli anni beati in cui liberamente si sceglieva la Facoltà universitaria alla quale iscriversi e se si aveva voglia di studiare ci si laureava.

Se altrimenti quella suddetta voglia non c'era o non c'era a sufficienza, allora ci pensavano i Professori agli esami a bloccare il nostro procedere ulteriore e a scoraggiare il proseguimento degli studi universitari per i quali evidentemente non eravamo sufficientemente portati o dotati di adeguato spirito di sacrificio e senso del dovere.

Si verificava anche qui una selezione naturale, secondo naturali e giusti, a mio parere, criteri di giudizio.

Ma poi è venuto il "numero chiuso", con i test di accesso alle facoltà, ma non tutte, e già qui mi sembra si possa ravvisare la prima ingiustizia.

Perchè, se ho la vocazione per le Lettere antiche, ad esempio, non devo sostenere alcun test di accesso, mentre se, sfortunato me, ho la vocazione di medico e voglio emulare il dottor Schweitzer o la vocazione di odontoiatra o quella di infermiere, fisioterapista, o di tante altre legittime professioni, devo sottostare al capestro del test di ingresso, devo gareggiare con altri come me che hanno la stessa vocazione in un perfido "se vinco io perdi tu, o se vinci tu perdo io?

E ancora, come può mai un test sottoposto a ragazzi che escono dal Liceo, valutare in anticipo, se sono adeguati, se hanno l'intelligenza, la costanza, lo spirito di sacrificio, la maturità, la moralità per essere in futuro dei buoni medici, o odontoiatri, o infermieri, o fisioterapisti, tanto per citarne alcuni?

Si può mai affidare ad un test un compito così importante, così complesso, così selettivo, così determinante per il futuro?

E ancora di più, ci siamo mai posto il problema, se sia legittimo stabilire un numero chiuso per l'accesso all'Università?

L'Istruzione non è un diritto per tutti?

E l'Istruzione non dovrebbe essere libera, sia che io decida di studiare Lettere antiche o Medicina?

Perchè ci siamo così supinamente assoggettati a questa ingiustizia?

Perchè non pretendiamo che sia L'Università nel corso degli studi ad esercitare una naturale selezione?

Ai miei tempi, quando il servizio militare era obbligatorio per tutti, ricordo che a noi studenti universitari era concesso un rinvio, di anno in anno fino al completamento degli studi, ma questo rinvio era condizionato al superamento di almeno due esami l'anno, altrimenti si partiva per il servizio militare.

Perchè un criterio analogo non potrebbe essere stabilito anche per la permanenza all'Università?

E ancora, possiamo fidarci di un test siffatto?

Io sono medico da anni, ed esercito la mia professione con passione immutata da quando ho cominciato, anzi se possibile accresciuta, ma credo che se avessi avuto la sfortuna di vivere in tempi di numero chiuso e di test di accesso, forse non sarei mai diventato medico, infatti e purtroppo...non ho mai mangiato la Grattachecca della Sora Maria a Roma, pur vivendo nell'Urbe dalla nascita e quindi non ne conosco la composizione, analogamente non so come si produca la porchetta di Ariccia e non conosco gli ingredienti della amatriciana o della carbonara, nè tantomeno conosco la frase che Vasco Rossi ha postato su Facebook dopo il suo ricovero in clinica, tanto da poterla completare come richiedeva il test dopo le parole iniziali suggerite in questo, nè tantomeno so che a Luglio è stato rubato il Codex Calistinus da una chiesa di Santiago de Compostela e quindi non saprei cosa c'è scritto nella quarta parte di questo, come il test richiede, nè tantomeno sono a conoscenza se in un circuito elettrico un nodo è il punto in cui sono collegate tra loro due capacità, oppure convergono almeno tre rami, oppure sono collegate tra loro una resistenza e un'induttanza, oppure convergono più di due terminali, ed infine, lo confesso non ricordo in corrispondenza di quale fase può verificarsi un'eclissi di luna, se in Plenilunio, o Novilunio, o Primò quarto, o Ultimo quarto, oppure in quadratura, tutte cose la cui conoscenza è indispensabile per essere un buon medico.
Per mia fortuna però avrei saputo rispondere alle domande di questo tipo: Una persona querula è una persona lamentosa, o generosa, o molto esigente, o molto dotata per la musica o loquace?

Quando una persona parla con prosopopea intendiamo dire che si dà aria d'importanza, oppure si esprime con il linguaggio dell'epica, oppure parla in versi, oppure cerca di utilizzare un lessico appropriato, oppure si esprime con molte parole dialettali?

Altresì avendo di recente visto il film sono a conoscenza che il Titanic affondò nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 per una collisione con un iceberg e non per collisione con un'altra nave, avaria della bussola, malfunzionamento del radar, o fitti banchi di nebbia, come suggerivano le altre risposte errate del test.

Sarebbero bastate queste risposte giuste a fronte di quelle errate per accedere alla Facoltà e diventare medico come sono?

Temo proprio di no.

Dovrei per coerenza restituire la Laurea in Medicina e Chirurgia e con essa anche la Specializzazione?

Domenico Mazzullo


lunedì 9 maggio 2011

Solidarietà

Non amo la televisione e raramente guardo i telegiornali.
Alle notizie per immagini, preferisco di gran lunga quelle scritte sulla carta stampata dei giornali e quelle comunicate dalla voce della radio, perchè le prime maggiormente, ma anche le seconde mi permettono, nel tempo che intercorre tra la percezione sensoriale visiva o acustica degli stimoli e la loro trasformazione in concetti di senso compiuto, una pausa di riflessione critica sulla notizia e sul suo significato.
Le immagini invece, nella loro immediatezza e violenza, non permettono questa seppur minima pausa di riflessione critica, colpendo con brutalità il nostro sistema percettivo e si impongono ad esso senza alcuna possibilità di essere valutate e soppesate.
A volte però le immagini sono in un attimo più eloquenti di miriadi di parole.
E' quanto è avvenuto a me ieri, quando, passando distrattamente davanti al televisore acceso, ho visto per un attimo, perchè il servizio era finito, le immagini drammatiche del salvataggio notturno a Lampedusa a favore di 500 immigrati libici in pericolo di vita.
Al salvataggio hanno partecipato tutti, in una meravigliosa, stupenda, commovente emozionante catena umana, che ha visto uomini e donne gettarsi in acqua incuranti del pericolo, per trarre in salvo i profughi, per fortuna, o per miracolo, o per solidarietà umana tutti salvi.
Questa è la solidarietà che L'Italia e gli italiani, al di là ed al di sopra di tante polemiche, sono capaci di dare e prendo questa immagine commovente e meravigliosa come simbolo del nostro paese.
Per un attimo mi sono sentito anche io orgoglioso di essere italiano.
Domenico Mazzullo

martedì 25 gennaio 2011

Siamo un Paese sotto tutela?


Abito proprio dietro Porta Pia, a due passi da Questa e quando, quasi ogni giorno, vi passo davanti, sollevo lo sguardo verso la lapide che reca incisi sopra, i nomi dei caduti dell'Esercito Italiano, morti per liberare Roma dal potere temporale del Papa Re, idealmente a rendere omaggio alla Loro memoria e a rendere Loro grazie per avermi permesso di nascere in uno Stato libero, laico e sovrano e non essere invece suddito del Papa.
Ma forse ho esagerato ottimisticamente con gli aggettivi.
Libero? Laico? Sovrano?
Lo è davvero il nostro Paese?
Sulla carta certamente sì e così pensano i suoi cittadini, ma a prestare maggiore attenzione e neppure tanta, mi sembra evidente che i tre aggettivi che ho usato risultino tristemente sproporzionati, falsi, inadeguati, mendaci e fuorvianti.
Purtroppo temo che neppure uno di questi possa applicarsi adeguatamente al nostro Paese e al nostro Stato, così come avrebbero voluto i Suoi Artefici, Mazzini, Garibaldi, Cavour, che su fronti diversi e con ideologie diverse, dedicarono la loro vita a perseguire questo obbiettivo comune.
Ho volutamente tralasciato il quarto personaggio, Vittorio Emanuele II, primo re di Italia, che si sentì talmente "primo re di Italia" da voler continuare a chiamarsi Vittorio Emanuele II.
"Libera Chiesa in libero Stato" era il motto continuo di Cavour, il Suo credo, la Sua idea portante.
Di questa idea, purtroppo, solo la prima parte si è realizzata appieno, mentre la seconda non lo ha mai fatto, se non per un breve periodo, troppo breve perchè si consolidasse, periodo felice interrottosi con lo sciagurato Concordato ed i Patti Lateranensi del 1929.
Da allora lo Stato italiano ha smesso di essere libero totalmente, ma è divenuto uno Stato "sotto tutela", sotto tutela della Chiesa, naturalmente, che servendosi di artifici ora evidenti, ora subdoli e sotterranei, ingerisce pesantemente nei nostri affari interni.
Lo ha sempre fatto, invero, ma oggi, in presenza di una classe politica inetta ed incapace di difendere le proprie prerogative e la propria libertà, lo fa ancora più apertamente e sprezzantemente, erigendosi al ruolo di giudice super partes, di guida spirituale, che come tale è anche morale e che, con un salto logico che non le è nuovo, diventa anche materiale.
Non è una novità. Basti pensare per questo alla "lotta per le investiture" di medioevale memoria e che vide il Papa e l'Imperatore l'un contro l'altro armati.
I tempi sono trascorsi, ma non sono cambiati, se il Cardinale Bagnasco, presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, si permette di entrare a gamba tesa, in casa nostra, esprimendo, non richiesto, il suo "autorevole parere", su affari personali del nostro paese che per nulla lo riguardano come cardinale, il quale se parla dal suo ruolo istituzionale e così mi sembra, si esprime come membro di uno stato estero.
"Nubi preoccupanti si addensano ancora una volta sul nostro Paese e provocano sgomento e disagio morale di fronte a spettacoli nefasti moralmente inaccettabili e pericolosi specialmente per i giovani, ma anche forti perplessità per comportamenti contrari al pubblico decoro e per stili di vita non compatibili con la sobrietà e la correttezza, ostentati da esponenti delle istituzioni e della politica.
Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda all'articolo 54."
Ho posto il termine nostra in evidenza perchè forse il Cardinale Bagnasco, in un impeto di entusiasmo, ha dimenticato che la Costituzione è la nostra, di noi italiani e non la sua, membro di uno stato estero.
Mi chiedo però perchè noi Italiani dobbiamo continuare a subire, così silenziosamente, così umilmente, così pronamente, le ingerenze indebite, non richieste, non gradite, non competenti, di esponenti di una Chiesa, ossia di una confessione religiosa, che autonominandosi autorità spirituale e quindi autonomamente anche morale, tout court pretende e si autoerige ad arbitro e giudice delle nostre vicende personali, più o meno discutibili.
Eppure non ho sentito la voce di nessun politico protestare, non ho sentito la voce di nessun politico chiedere:"ma come si permette?"
Non essendo io un politico e non avendo quindi interessi personali da difendere o conservare, lo faccio io.
"Ma come si permette?"
P.S. In tema di comportamenti immorali la Chiesa forse farebbe bene a tacere e proprio di questi tempi in odore di scandalo pedofilia, perchè di scheletri negli armadi ne ha proprio tanti, e ben nascosti.
Domenico Mazzullo